Ippocrate la consigliava per calmare la tosse.
Napoleone la usava per attenuare i dolori allo stomaco prima delle battaglie.
Casanova la teneva sul comodino per ristorarsi durante le sue battaglie amorose. Parliamo della liquirizia, una pianta erbacea perenne rustica, cioè resistente al gelo, che cresce principalmente nell’Europa meridionale in terreni calcarei e argillosi. La pianta sviluppa un grosso rizoma da cui si estendono stoloni e radici, lunghi fino a due metri. Della liquirizia vengono usate le radici di piante con tre-quattro anni, raccolte durante la stagione autunnale ed essiccate. La Calabria vanta una centenaria tradizione nella produzione di liquirizia e ne è la maggior produttrice, seguita dall’Abruzzo, dove si lavora la pianta fin dall’epoca romana, soprattutto ad Atri e dintorni.
La liquirizia contiene la glicirrizina, un principio attivo dalle proprietà espettoranti e gastroprotettrici, ma anche flavonoidi, glucosio, amidi e vitamine. Ricerche cliniche hanno confermato che tali sostanze vantano un’azione antinfiammatoria nel caso di ulcera gastrica e duodenale, asma, malattie reumatiche e croniche del fegato.
E’ inoltre antiossidante, antispastico e antivirale. Il succo di liquirizia regola la digestione, protegge l’apparato respiratorio da bronchite e raffreddore, lenisce la gola irritata ed è utile per contrastare l’alitosi. Il decotto di liquirizia è un buon rimedio per la tosse, grazie alle proprietà emollienti, mentre l’infuso è efficace contro catarri bronchiali e bruciori di stomaco. Le proprietà della Liquirizia possono esere sfruttate in diversi modi: si può infatti mangiucchiare la radice intera o spezzettarla per preparare infusi e decotti, oppure si può assumere l’estratto secco per mezzo di pasticche, capsule o caramelle. Il legnetto o i classici tronchetti li abbiamo succhiati tutti, ma proviamo ad assaggiala in una ricetta: un primo piatto veloce ed estivo.
Ingredienti
280 g linguine al limone
60 g burro
1 limone non trattato
liquirizia pura a tronchetti
mentuccia romana fresca (nepitella)
sale, pepe nero macinato al momento.
Procedimento
Lasciate ammorbidire il burro a temperatura ambiente. Procedere con la cottura delle linguine al limone in abbondante acqua leggermente salata. Scolare ben al dente, tenendo da parte un po’ di acqua di cottura, e riversarli nella pentola di cottura, unire poca acqua di cottura, un cucchiaio di succo di limone, cospargetela con il burro a fiocchetti e spolverizzate con la scorza di limone grattugiato, solo la parte gialla, alcune foglie di mentuccia e mantecare con cura e ripartire nei singoli piatti.
Terminare la preparazione con una grattugiata di liquirizia.
Per questa preparazione ho utilizzato linguine al limone VERRIGNI trafilate al bronzo. Solo aromi naturali tritati ed impastati con la migliore semola di grano duro italiano. La storia di Verrigni affonda le sue radici nella curiosità di un viaggiatore che alla fine dell’Ottocento porta in Abruzzo l’esperienza del vissuto di altre regioni del sud dove aveva osservato, con interesse, la pasta stesa al sole.
Il Sud, la Campania, l’Abruzzo, la Puglia: regioni vocate alla pastificazione, baciate da un sole caldo e provvido di quel calore necessario per asciugare la pasta ed offrirla buona e croccante al consumatore.
A distanza di più di cento anni Verrigni conserva la passione dei fondatori, l’etica di scegliere sempre il meglio delle materie prime e soprattutto l’obiettivo di non snaturare queste ultime, essiccando sempre a bassa temperatura e quindi con lunghi tempi di attesa che garantiscono bontà e salubrità.